
Lo ha fatto Mark Changizi, neurobiologo presso 2AI Labs di Boise, Idaho, non convinto dalla banale spiegazione secondo la quale la pelle, ammorbidita dall'acqua, mostra le ben note piegoline.
Secondo Changizi e i suoi colleghi le rughe sulle dita agirebbero come il battistrada di un penumatico, smaltirebbero cioè l'acqua in eccesso e aumenterebbero la presa su superfici umide. (Sai cos'è l'aquaplaning e soprattutto come evitarlo? Te lo spieghiamo qui)
Le rughette insomma, avrebbero una spiegazione evolutiva: aumentando l'area di contatto tra le dita e la superficie bagnata ridurebbero gli scivolamenti indesiderati e l'eventuale perdita di prede o appigli.
Il raggrinzimento della pelle delle dita è controllato dal sistema nervoso: se i nervi vengono recisi, le dita non cambiano aspetto nemmeno dopo ore passate in ammollo: secondo Changizi deve quindi avere una ragione funzionale. (In natura niente è lasciato al caso: anche code e corna hanno uno loro precisa funzione)
Changizi e il suo team hanno analizzato le immagini di 28 dita immerse per lunghi periodi dell'acqua: in tutte hanno riscontrato forme e funzionalità simili: le scalanature formate dalla pelle sono tutte scollegate tra loro e si diramano verso il basso a partire da uno stesso punto in cima al dito.
"Quando premiamo un dito su qualcosa, lo facciamo dalla punta verso il fondo" spiega Changizi: "grazie a queste scanalature riusciamo ad eliminare dalla punta delle dita l'eccesso di acqua". Proprio come una gomma invernale. (Il video corso di guida sicura di Focus.it: video, spiegazioni, cosa fare in caso di emergenza)
Il raggrinzimento della pelle avviene solo sulle dita di mani e piedi e interessa soprattutto la punta, cioè la zona a maggior contatto con le superficie più diverse.
Changizi e il suo team ora vogliono capire se questo fenomeno è comune ad altri mammiferi che vivono in zone umide e se effettivamente le piegoline sulle dita offrono qualche vantaggio in termini di grip e di presa.
Nessun commento:
Posta un commento