domenica 19 giugno 2011

Alpi in vendita

Austria (AP Images)


La crisi mette in vendita le Alpi. Sono due le montagne messe sul mercato - al prezzo di 121 mila euro — dall'Austria. Entrambe si trovano a Kartitsch, in Alta Pusteria.

Tempo fino a luglio per avanzare un'offerta di acquisto
Non solo la Grecia pronta a vendere le proprie isole e la Gran Bretagna che pensa di affidare ai privati la gestione delle foreste. I due monti in vendita in Austria sono due cime delle Alpi Carniche: il Gran Kinigat, noto come Monte Cavallino (2690 m.), e il Rosskopf, o Monte Cavallo (2600 m.).

Attualmente appartengono alla Big, l'Agenzia immobiliare federale, un organismo pubblico che le aveva acquistate nel 2001 dallo Stato federale per 300mila euro. L'Agenzia era pronta a venderle per una modica cifra. Nello specifico, 92 mila euro per il Kinigat e 29 mila euro per il monte Cavallo. L'agenzia federale aveva cercato di attirare acquirenti pubblicizzando sul proprio sito le due montagne come "la più bella vista delle Alpi Carniche, popolare destinazione per gli alpinisti e gli escursionisti". Secondo l'Associated Press ci sarebbe stato tempo fino all'8 luglio per fare un'offerta e già una ventina di persone avevano avanzato delle proposte.

Ma la protesta popolare ha bloccato tutto
Come scrive il Financial Times, però, la reazione popolare ha bloccato tutto. L'agenzia avrebbe infatti ricevuto molte chiamate di protesta da parte degli austriaci e anche alcune figure politiche di spicco si sarebbero espresse contro la privatizzazione delle due montagne. Il processo di vendita è stato quindi temporaneamente sospeso in attesa di ulteriori valutazioni. Il sindaco locale aveva comunque già avvertito ogni potenziale acquirente che in ogni caso sarebbe stato impedito di recintare le montagne, preservando così il diritto di passaggio per gli escursionisti. La scelta delle vette ha fatto discutere anche perché, sul Gran Kinigat, è presente un memoriale della Prima Guerra Mondiale. La vendita dovrebbe ora essere destinata ai soli investitori istituzionali e non al mercato privato.


Una decisione dettata dalla crisi economica
La decisione si inserisce nella situazione economica di Vienna tutt'altro che rosea. Negli ultimi due anni il debito è cresciuto da 191 miliardi a 205 miliardi di euro, arrivando a toccare il 72,3% del Pil che nel 2010 è stato di 264 miliardi di euro. Nel 2009 l'economia ha subito un contraccolpo del 3,9%, mentre nel 2010 è cresciuta del 2%. I problemi per l'Austria sono sopratutto legati al sistema bancario, settore in cui il governo è dovuto intervenire anche con delle nazionalizzazioni.

Gli altri casi: la Grecia e il Regno UnitoMa l'Austria non è l'unica nazione ad aver pensato di vendere i propri beni naturali. In Grecia sarebbero in vendita oltre seimila isole. La gestione delle vendite è stata affidata alla National Bank of Greece. Il prezzo però è ben diverso da quello delle vette austriache e ammonterebbe a qualche milione di euro a isola, prezzi comunque scontati rispetto anche solo ad un anno fa. Una misura drastica necessaria a ripianare i debiti della Grecia con l'Unione Europea e con il Fondo Monetario Internazionale al fine di evitare la bancarotta simile a quella che si è verificata anni fa in Argentina. Secondo il giornale inglese Guardian anche una parte di Mykonos, di proprietà del governo, dovrebbe essere venduta a un ricco straniero pronto a investire diversi milioni di euro per la costruzione di un lussuoso resort turistico. Anche alcuni territori dell'isola di Rodi potrebbero essere venduti ad acquirenti cinesi e russi.
Non più tardi di qualche mese fa, inoltre, nel Regno Unito, il governo liberal-conservatore ha fatto marcia indietro sulla propria proposta di vendere ai privati le foreste pubbliche. Secondo il ministro dell'Ambiente Caroline Spelman la rinuncia è stata causata dalla mobilitazione pubblica. La vendita avrebbe infatti coinvolto il 18% delle foreste inglesi. L'idea di alienare il patrimonio boschivo faceva in realtà parte di un piano di tagli imponente, previsto dal governo liberal-conservatore per il 2010.

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