domenica 19 giugno 2011

La nascità che sfidò la morte

Neonato (Fotolia)Due anni dopo che sua moglie è morta di tumore, Nissim Ayish ha realizzato il sogno di avere un figlio da lei. Il loro figlio è il primo israeliano a essere nato attraverso una madre surrogata dall’embrione congelato di una donna deceduta. (Clicca qui per approfondire)

LA MALATTIA DELLA MOGLIE – A metà del 2002 Keren, moglie di Nassim, aveva scoperto di avere un tumore al cervello. La malattia ha posto fine ai tentativi di procreazione assistita, benché il Rambam Medical Center avesse ancora due degli embrioni congelati della coppia.

IL TESTAMENTO DI KEREN - Nell’agosto 2009, ricorda Nissim, «il medico ci ha chiamati e ci ha detto che era la fine. In una delle nostre ultime conversazioni, Keren mi ha detto: “Volevo così tanto che potessimo avere un bambino. Dopo la mia morte vorrei che tu usassi i nostri embrioni per mettere al mondo un figlio”. E io le ho promesso che lo avrei fatto».

VIAGGIO NEGLI USA
– Dopo una lunga attesa, il ministero della Salute ha permesso ad Ayish di prelevare gli embrioni, ma non di utilizzarli in Israele. E il motivo era che, secondo le leggi israeliane sulla maternità surrogata, entrambi i genitori dovevano essere d’accordo. Ma dal momento che Keren era morta, questo era impossibile. Nissim ha scelto dunque di compiere l’impianto negli Stati Uniti, pagando 100mila dollari a una madre surrogata. E così nell’agosto dello scorso anno l’embrione è stato impiantato nell’utero.

LIETO FINE - Quella di Nissim e del suo bambino è una storia a lieto fine. Il figlio di Keren è stato salvato infatti dal triste destino delle migliaia di altri embrioni nati attraverso fecondazione assistita, e che finiscono per essere distrutti o abbandonati per sempre in un congelatore. A spiegarlo, in un’intervista a Ilsussidiario.net, è Nicoletta Tiliacos, editorialista de Il Foglio ed esperta di bioetica.

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