venerdì 17 dicembre 2010

Dati istat...quando sei classificato povero in Italia

(Fotolia)
Quanto poveri si deve essere per risultare tali in Italia? Quanto si deve guadagnare per essere considerati ricchi o almeno benestanti? Quando un italiano può dire il suo stipendio nella media? Un'analisi di reddito e ricchezza nell'Italia della crisi.
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La recessione non fa crescere il numero di poveri nel nostro paese, ma intanto i detentori di grandi patrimoni hanno già ripreso ad accumulare ricchezza. È la conclusione alla quale si arriva intrecciando i dati diffusi degli analisti finanziari sui possessori di patrimoni finanziari superiori ai 500mila euro e l'indice sulla povertà relativa messo a punto dall'Istat, che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona, che nel 2009 è risultata di 983,01 euro (-1,7% rispetto al valore della soglia nel 2008).
Leggermente in flessione la percentuale di famiglie povere
Diminuisce la povertà in Italia dall'11,3% delle famiglie del 2008 al 10,8% del 2009, soprattutto per le famiglie con a capo un lavoratore in proprio, mentre si mantiene praticamente invariata la distanza tra Nord e Sud del paese: nel Nord il 4,8% delle famiglie è in condizioni di povertà relativa mentre nel Sud questa percentuale arriva al 22,7%. Lo dice un rapporto dell'Istat, aggiungendo che le famiglie in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni 657 mila. A essere in difficoltà soprattutto gli operai e soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. La regione con la minore incidenza di povertà è l'Emilia Romagna (3,9%) mentre Basilicata e Sicilia sono le aree con una maggiore percentuale di poveri (28,8%). L'Istat rileva inoltre come la povertà cresca al diminuire del titolo di studio e all'aumentare dell'ampiezza della famiglia, aggiungendo che il 7,5% delle famiglie italiane sono "quasi povere".
Povertà assoluta e povertà relativa
Se la povertà assoluta può essere definita come l'incapacità di acquisire beni e servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza, la povertà relativa esprime la difficoltà nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione. Questa viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (detta linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Ad esempio, considerando una famiglia composta da due persone nel 2008, in Italia veniva considerata relativamente povera se aveva un reddito medio inferiore alla soglia di mille euro, mentre per una famiglia con due figli a carico la soglia era di 1.630 euro. Nel 2009, invece, la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona, che è risultata di 983 euro.
Quanto guadagnano in media gli italiani
Quando si parla di ricchezza, si fa sempre riferimento al Prodotto Interno Lordo (PIL). Ma in fondo, quello che interessa non è quanto produciamo bensì quanto denaro riusciamo a mettere in tasca.
Secondo una fotografia scattata dall'Istat nel 2007 gli italiani possono essere divisi in tre fasce:
  • circa il 55% con un reddito compreso tra 10 mila e 30 mila euro, ossia la fascia medio-bassa comprendente più o meno la metà dei lavoratori dipendenti;
  • la fascia medio-alta, ossia poco più di un italiano su dieci (15%) con un reddito tra 30 mila e 70 mila euro
  • i ricchi con un reddito superiore ai 70 mila euro annui che rappresentano circa il 2% della popolazione e sono soprattutto lavoratori autonomi. Secondo le prime stime, le percentuali dovrebbero esserci confermate sugli stessi livelli anche nel 2008 e 2009.
Un italiano su due dichiara meno di 15mila euro annui
E, secondo gli ultimi dati rilasciati dal dipartimento delle Finanze, la metà degli italiani guadagna meno di 15 mila euro lordi all'anno. Due terzi dichiara meno di 20 mila euro e, soltanto l'1%, dice di conseguire un reddito superiore ai 100 mila euro. Tutto ciò vuol dire che oltre 10 milioni di contribuenti non pagano l'Irpef perché hanno redditi troppo bassi oppure perché possono usufruire di alcune agevolazioni fiscali. E, secondo i dati dell'Agenzia delle entrare, nel 2008 il reddito medio degli italiani è stato di 19 mila 110 euro, 1592 euro al mese.
A ben guardare, però, si scopre che in Italia ci sono regioni dove si dichiarano 22 mila 580 euro a testa in media come la Lombardia e altre, come la Calabria, dove si dichiarano invece 13 mila 920 euro. Differenze dure da digerire e che risollevano i sospetti di un mondo del lavoro sommerso.
Un 2011 positivo per i paperoni d'Italia
Nel 2011 i ricchi italiani continueranno a incrementare il proprio patrimonio, ma con tassi di crescita inferiori rispetto al boom del 2009. Sono le previsioni dell'osservatorio trimestrale sul private banking di Price Waterhouse Coopers Advisory. Secondo Pwc, alla fine del 2010 la ricchezza delle 693 mila famiglie con patrimoni finanziari superiori ai 500 mila euro si assesta a 904 miliardi di euro, in crescita di 22 miliardi di euro rispetto al 2009.
Nel 2009 invece l'incremento patrimoniale era stato di 142 miliardi, grazie alla buona performance dei mercati, ma soprattutto agli 85 miliardi rientrati con lo scudo fiscale. Nel 2011 l'andamento è atteso in linea con quello del 2010 con una ricchezza complessiva che salirà a 922 miliardi.

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