mercoledì 22 dicembre 2010

Hai un'età massima per smettere di fumare

Sigarette
Il fumo è forse il nemico numero uno dei polmoni, ma anche di moltissimi altri organi e parti del corpo. Nonostante la scritta “il fumo uccide” campeggi minacciosa su tutti i pacchetti, gli amanti delle “bionde” continuano ad aumentare, soprattutto tra i più giovani. Ma esiste un’età limite entro la quale, se non si smette di fumare, i danni diventano irreversibili e potenzialmente letali?

Fumare, si sa, dà origine ad un decadimento progressivo ed inarrestabile del corpo umano. Il fumo intacca in primis l’apparato respiratorio (polmoni, faringe, laringe, cavità orale) ma anche il sistema circolatorio, il cuore, il cervello, il sistema riproduttivo, la vescica, la cute, i reni, i muscoli e molto altro.

Si è stimato che, mediamente, il fumo accorci la vita di 12 anni. Man mano che l’età della prima sigaretta scende, le conseguenze diventano quindi più gravi e preoccupanti.

Secondo alcune statistiche in ben la metà dei fumatori le cause della morte possono essere ricondotte al fumo. All’interno di questa casistica ben un quarto delle morti avviene nella fascia d’età compresa tra i 35 ed i 65 anni. Un altro quarto perde la vita dopo i 65 anni. Possiamo quindi intuire che l’insorgenza di problemi gravi nei fumatori spesso non coincide con la vecchiaia ma con l’arrivo dei cosiddetti “anta”.

Una recente ricerca firmata dal Peninsula Medical School di Devon e pubblicata sul British Medical Journal ha evidenziato che smettere di fumare sarebbe più facile quando si va in pensione (oltre, cioè, il raggiungimento dei 50 anni di età). Questo perché con la pensione molti fattori di stress e nervosismo ricollegabili al lavoro vengono meno. Dire no alle sigarette oltre i 50 anni, però, potrebbe non essere sufficiente ad annullarne gli effetti negativi. A questa età, infatti, il corpo inizia a risentire non solo dei danni del fumo ma anche dei normali acciacchi senili.

Ovviamente smettere di fumare è un traguardo che andrebbe raggiunto il prima possibile. Iniziando attorno ai 15 anni e continuando per 10/20 anni si corre già un elevato rischio di contrarre tumori di vario tipo e di compromettere gravemente le attività di reni, cuore, polmoni, vescica, stomaco e cervello. E’ pur vero che, andando avanti con gli anni, i fumatori fanno più fatica a “disintossicarsi” dalle bionde finché non è ormai troppo tardi.

Per poter permettere al corpo di ripristinare le sue funzioni e di tornare alla semi-normalità dopo anni o decenni di fumo accanito bisognerebbe spegnere l’ultima sigaretta prima dei 30/40 anni (a seconda dell’età in cui si è fumata la prima “bionda”).

Basti pensare che:

Ad appena 20 minuti dallo spegnimento dell’ultima sigaretta, sia la pressione che il battito del cuore rallentano, tornando gradualmente ai loro livelli normali.

Dopo 30 giorni anche la respirazione e la capacità polmonare aumentano (di circa il 30%, secondo le stime degli esperti).

Dopo 5 anni, la possibilità di avere un attacco di cuore si dimezza.

Dopo un decennio, anche il rischio di ammalarsi di tumore al polmone si dimezza.

Secondo le ultime ricerche, per chi smette di fumare prima dei 35 anni il rischio di morte per cause ricollegabili alle sigarette viene annullato, tornando ai livelli dei non-fumatori.

Altri dati sono indicativi per comprendere quanto sia importante dire no alle sigarette prima dei 30/40 anni:

Tra i trentenni uomini che smettono di fumare, 1 su 7 potrà evitare di ammalarsi di tumore al polmone.

Tra i quarantenni uomini, 1 su 8 eviterà la terribile neoplasia.

Per chi smette a 50 anni, il tumore al polmone risparmierà 1 uomo su 10 ed 1 donna su 14.

Tra i sessantenni che smettono, si salverà appena 1 uomo su 17 ed 1 donna su 24.

Va fatta una ulteriore precisazione per la casistica collegata alle donne in gravidanza di qualsiasi età. Anche se non volete smettere definitivamente di fumare (glissando sulle implicazioni morali della questione), sappiate che esiste un limite massimo per spegnere l’ultima “bionda” prima che i danni del fumo intacchino irreversibilmente lo sviluppo del feto. Questo limite è stato fissato alla quindicesima settimana di gravidanza.

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