Il difensore sarà liberato in anticipo dallo Zenit. Un rinforzo per reparto per continuare a volare alto. Per l’attacco rispunta il nome di Hugo Almeida
ROMA, 17 novembre - Ha appena vinto lo scudetto con Spalletti in Russia. Fernando Meira si prepara a lasciare San Pietroburgo per sbarcare a Formello. Lo Zenit lo lascerà libero con dodici mesi di anticipo rispetto alla scadenza del contratto, prevista il 31 dicembre 2011. Il difensore centrale portoghese non è stato impiegato moltissimo nel campionato che si è appena concluso e già la scorsa estate era stato vicino al divorzio. Lotito e Tare ci avevano pensato negli ultimi giorni di agosto, mollando l’operazione perché bisognava tirare fuori un paio di milioni per il suo cartellino e perché, subito dopo la sconfitta con la Sampdoria, nacque l’idea di tornare alla difesa a quattro, cancellando di fatto l’esigenza di cercare un altro difensore centrale. Sei in organico sarebbero stati troppi.
DIFFERENZE - Oggi gli scenari sono diversi. Reja è convinto che sia necessario elevare il livello delle alternative, soprattutto se la Lazio dovesse lottare sino in fondo per le primissime posizioni. Ecco perché la candidatura di Fernando Meira, 32 anni compiuti a giugno, ha ripreso sostanza. Sarebbe il difensore pronto subito a inserirsi, il classico rinforzo da mettere dietro a Biava e Dias e che consentirebbe di assorbire con minori preoccupazioni un turno di squalifica e un eventuale infortunio. Uno stopper di esperienza che tornerebbe utile anche nella prossima stagione, quando la Lazio si augura di tornare in Champions o, nella peggiore delle ipotesi, di giocare l’Europa League. Meira è un pilastro della nazionale portoghese (54 presenze), possiede quei centimetri che occorrono alla difesa biancoceleste (è alto un metro e 90) e vanta una lunghissima esperienza: prima di arrivare allo Zenit San Pietroburgo, ha giocato per una stagione in Turchia con il Galatasaray e per sette anni in Bundesliga con lo Stoccarda. Il suo acquisto a parametro zero significherebbe aggiungerefisicità, esperienza e affidabilità al reparto.
DIFFERENZE - Oggi gli scenari sono diversi. Reja è convinto che sia necessario elevare il livello delle alternative, soprattutto se la Lazio dovesse lottare sino in fondo per le primissime posizioni. Ecco perché la candidatura di Fernando Meira, 32 anni compiuti a giugno, ha ripreso sostanza. Sarebbe il difensore pronto subito a inserirsi, il classico rinforzo da mettere dietro a Biava e Dias e che consentirebbe di assorbire con minori preoccupazioni un turno di squalifica e un eventuale infortunio. Uno stopper di esperienza che tornerebbe utile anche nella prossima stagione, quando la Lazio si augura di tornare in Champions o, nella peggiore delle ipotesi, di giocare l’Europa League. Meira è un pilastro della nazionale portoghese (54 presenze), possiede quei centimetri che occorrono alla difesa biancoceleste (è alto un metro e 90) e vanta una lunghissima esperienza: prima di arrivare allo Zenit San Pietroburgo, ha giocato per una stagione in Turchia con il Galatasaray e per sette anni in Bundesliga con lo Stoccarda. Il suo acquisto a parametro zero significherebbe aggiungerefisicità, esperienza e affidabilità al reparto.
Stefano Mauri scatta in testa da solo. Dopo 12 partite di campionato, è lui il nuovo leader della classifica degli assistman. Viaggia a una media di un assist ogni due gare, una media da specialista. Mauri ha un punto più di Lavezzi, rimasto a 5, due in più di Krasic e Cossu. Sul fondo della classifica si sono mossi Balzaretti e Sanchez e vale la pena sottolineare proprio il nome del cileno dell’Udinese: trasformato in trequartista da Guidolin, c’è da scommettere su questo giocatore come assistman.
Giocherà più avanzato pronto a scambiarsi con Floccari. A destra Hernanes decentrato e sulla linea di Mauri
ROMA, 16 novembre - Zarate resta centravanti. Reja ha deciso: insisterà sulla formula provata con successo nella partita con il Napoli. L’argentino più avanzato e pronto a scambiarsi con Floccari. Hernanes decentrato a destra, sulla stessa linea di Mauri, quasi a formare un quadrilatero magico con Ledesma e Matuzalem (o Brocchi). E’ un 4-2-3-1 che somiglia sempre di più al 4-4-2 con una coppia di fantasisti disposti a rientrare davanti ai terzini nella fase difensiva del gioco. La novità, la notizia della domenica che ha riportato in quota la Lazio, è legata all’esplosione dell’argentino. Ha vinto la sfida con Lavezzi, ma non solo: un gol, un assist, una traversa, almeno altre due o tre occasioni per segnare. Ha dimostrato di poter essere determinante giocando più vicino alla porta. Ha convinto Reja da prima punta, non da attaccante in partenza dalla fascia destra, com’era capitato prima dell’esclusione nel derby, che l’aveva fatto piombare in una crisi di sfiducia.
PROFONDITA’ - Il tecnico friulano s’è convinto, insisterà sugli stessi uomini e sulla medesima formula, fidandosi della fantasia e dell’imprevedibilità del quartetto offensivo. Così potrà recuperare anche Rocchi. Senza dare punti di riferimento, l’attacco della Lazio diventerà ancora più pericoloso, difficile da prendere e da controllare per i difensori avversari. Nella trasformazione di Zarate non c’è soltanto la posizione più avanzata, ma il modo di interpretare il ruolo. Profondità e tiro, questo gli ha chiesto Reja, che non per caso nella passata stagione, costretto a trovare i gol per centrare la salvezza, gli aveva quasi sempre preferito Rocchi. Si erano già visti dei segnali nel secondo tempo del derby con la Roma e nella partita con il Chievo, quando aveva deciso sfruttando un altro lancio di Mauri. Con il Napoli era un altro Zarate. Non andava incontro ai centrocampisti per farsi dare il pallone e partire ventre a terra, provando a dribblare tutti. No. Questa volta Maurito ha giocato anche senza pallone, scattava come una molla verso De Sanctis appena Ledesma, Matuzalem e Mauri riconquistavano il pallone. Esattamente quello di cui ha bisogno Reja.
PROFONDITA’ - Il tecnico friulano s’è convinto, insisterà sugli stessi uomini e sulla medesima formula, fidandosi della fantasia e dell’imprevedibilità del quartetto offensivo. Così potrà recuperare anche Rocchi. Senza dare punti di riferimento, l’attacco della Lazio diventerà ancora più pericoloso, difficile da prendere e da controllare per i difensori avversari. Nella trasformazione di Zarate non c’è soltanto la posizione più avanzata, ma il modo di interpretare il ruolo. Profondità e tiro, questo gli ha chiesto Reja, che non per caso nella passata stagione, costretto a trovare i gol per centrare la salvezza, gli aveva quasi sempre preferito Rocchi. Si erano già visti dei segnali nel secondo tempo del derby con la Roma e nella partita con il Chievo, quando aveva deciso sfruttando un altro lancio di Mauri. Con il Napoli era un altro Zarate. Non andava incontro ai centrocampisti per farsi dare il pallone e partire ventre a terra, provando a dribblare tutti. No. Questa volta Maurito ha giocato anche senza pallone, scattava come una molla verso De Sanctis appena Ledesma, Matuzalem e Mauri riconquistavano il pallone. Esattamente quello di cui ha bisogno Reja.
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