mercoledì 24 novembre 2010

New York AfFoNdA!!!

(Getty)
NEW YORK COME VENEZIA – Ce ne sono di film che annunciano un apocalittico futuro fatto di acque alte e terre sommerse. Da Waterworld, di e con Kevin Costner, che prevedeva l’ipotesi peggiore e cioè quella di un mondo totalmente sommerso dalle acque, a The Day After. La maggior parte della storia si svolgeva in una New York letteralmente “affogata” sotto le acque tumultuose dell’oceano Atlantico. Il motivo era lo sconvolgimento delle condizioni climatiche, tema su cui si dibatte ormai da anni. Be’, una New York sommersa dalle acque, stile Venezia, in realtà è presa molto sul serio da studiosi ed esperti di cambiamenti climatici. La New York State Sea Level Rise ha stilato un documento di 93 pagine in cui si cerca di proporre soluzioni adatte per fronteggiare un innalzamento dei livelli del mare. L’allarme relativo agli scioglimenti dei ghiacci per l’innalzarsi delle temperature, il cosiddetto “global warming” comporta ovviamente un allarme immediato per una città così alla mercé delle acque. Non solo New York ovviamente, ma molte grandi metropoli che sorgono sulle acque o in prossimità: New Orleans (già messa a dura prova), Mumbai, Copenaghen, Shangai, Miami. Alessandria d’Egitto. Sommerse o vulnerabili alle alluvioni e alle mareggiate.
DIGHE, BARRIERE E ISOLE ARTIFICIALI – Il gruppo di lavoro citato a inizio articolo ha presentato il proprio progetto per la salvaguardia di New York e anche delle aree costiere esposte alla minaccia. Si tratta di un’area compresa fra la città di New York fino a Long Island e alla valle del fiume Hudson. Qua, già nel 2020, gli esperti prevedono che il livello delle acque salirà dai 5 ai 12 centimetri. Un primo avvertimento proposto dagli esperti riguarda il divieto di nuove costruzioni nelle aree costiere. Il secondo avvertimento riguarda lo spostamento totale di strutture come scuole, ospedali, stazioni di polizia e dei vigili del fuoco da ogni area costiera. Quindi si vogliono progettare autentiche isole artificiali che facciano da barriera, estensione di paludi di acqua salata davanti a Manhattan e un intero nuovo sistema di condutture idriche del gas e delle reti elettriche in grado di resistere agli allagamenti.
ARCHITETTI AL LAVORO – Già in precedenza altri studiosi ed esperti avevano messo a punto alcune strategie per la salvaguardia di New York. Un team di cinque architetti del paesaggio più ingegneri e progettisti vari avevano messo a punto alcune soluzioni sostenibili per New York e la costa del New Jersey. In pratica, ne usciva l’immagine di una città “appoggiata” su moli abitabili e isole artificiali. Un altro progetto prevedeva di ridare spazio alla originaria natura paludosa della parte bassa di Manhattan facendola diventare uno spazio naturale con strade verdi e piante con un sistema di ingegneria biologica. In tal modo, l’area sarebbe in grado di reagire alle maree occasionali. Si tornerebbe cioè alla Manhattan dei pellerossa del Diciassettesimo secolo. Per salvare infine la Statua della Libertà e Ellis Island si amplierebbe la costa di fronte di circa 45 miglia, terre nuove che si potrebbero utilizzare per l’agricoltura.

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