mercoledì 1 dicembre 2010

Albero di Natale...la sua provenienza tradizionale

(Getty)
L’albero è un simbolo religioso per molti popoli, in ogni epoca e ogni latitudine è una rappresentazione del Cosmo sulla Terra.  Ma ti sei mai chiesto chi ha deciso che tra i simboli della nascita di Cristo c'è una conifera? E perché la decoriamo? Questa è una breve storia dell’albero di Natale e del suo lungo viaggio dalla piazza di una piccola città tedesca fino al tuo salotto.
Dalla quercia all’abete
Il primo approccio tra cristianesimo e alberi cominciò 1400 anni fa, seicento dopo la nascita di Cristo, in una piccola città della Turingia, Geismar. Siamo nel cuore della Germania, il cristianesimo doveva ancora conquistare pienamente il suo spazio. Molti preferivano adorare le divinità nordiche: Thor, Odino, cose così. E se la Germania ha adottato la religione di Cristo, il merito è di un energico evangelizzatore, San Bonifacio, ancora oggi il santo patrono della nazione. Poiché i simboli valgono più delle parole, una delle sue iniziative fu sradicare quelli del nemico. Tra questi, c’era la quercia di Donar, luogo della venerazione pagana di Thor. Incurante di ogni possibile ritorsione da parte del Dio con l’ascia, San Bonifacio tagliò questa gigantesca quercia. Tra le sue radici lottava per emergere un piccolo abete. San Bonifacio decise che quell’albero sarebbe diventato il nuovo simbolo vegetale della religione cristiana in Germania.
Il gioco di Adamo ed Eva
L’albero rimase al centro del Natale in terra tedesca grazie al gioco di Adamo ed Eva: alberi da frutta venivano ricreati nelle piazze il 24 di dicembre per richiamare l’abbondanza del Giardino dell’Eden. Gli alberi erano abeti, come quello trovato da San Bonifacio tra le radici della Quercia di Thor, perché è un albero sempreverde, un dono che gli avrebbe dato lo stesso Gesù Cristo.
Il primo albero di Natale
La tradizione ufficiale così come la conosciamo oggi è più recente, per conoscerla bisogna andare verso nord, nei paesi baltici. Tallinn oggi è la capitale dell’Estonia, nel 1411 si chiamava Reval ed era la capitale di uno stato più grande, la Livonia. Quell’anno ci fu il primo albero di Natale, posizionato nel palazzo di una confraternita, la fratellanza delle Teste Nere. Dopo averlo addobbato per tutta la durata delle festività, lo portarono nella piazza principale e gli diedero fuoco. Dopo qualche anno, l’incendio dell’albero divenne una tradizione di tutta la città: nei giorni prima del rogo era addobbato con datteri, male, noci e pretzel. La gente si ritrovava intorno a questo grande albero, si ballava, si beveva, era il centro delle celebrazioni.
Un’usanza protestante
La tradizione rimase confinata in quest’angolo d’Europa fino al diciottesimo secolo, quando era diventata comune anche nella Germania che già San Bonifacio aveva reso sensibile al richiamo dell’albero come simbolo della cristianità. Era un’usanza protestante, nel mondo cattolico è arrivata molto dopo, nell’epoca del Congresso di Vienna (1814), quando cominciò a circolare tra le varie monarchie e case reali, che poi le trasmettevano alle popolazioni.
Nel mondo cattolico
Per i cattolici, la celebrazione dell’albero aveva un significato diverso. Per i protestanti è un simbolo dello scorrere del tempo, per la Chiesa di Roma invece dell’albero si celebra il suo essere di legno, richiamo al materiale con cui era fatta la croce di Cristo. In Italia la tradizione ha cominciato a diffondersi nel Novecento ed è diventata un fenomeno di massa nel secondo dopoguerra, insieme al boom economico, che lo ha trasformato quasi in uno status symbol natalizio.

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