domenica 5 dicembre 2010

Muore in ospedale e i parenti aggrediscono i dottori

corridoio ospedale (foto AdnKronos)
Dopo aver saputo che il giovane di ventinove anni era morto in sala operatoria, parenti e amici hanno aggredito i medici e il personale sanitario. E' accaduto all'ospedale capitolino San Filippo Neri. Il giovane "era affetto da una grave malattia ematologica genetica - spiega all'Adnkronos Salute il direttore sanitario dell'ospedale, Lorenzo Sommella - che ha indotto i medici, viste le condizioni in cui versava , ad asportargli la milza".
Ma sotto i ferri qualcosa non ha funzionato. "Nella fase di avvio dell'anestesia - spiega Sommella - il paziente ha avuto un evento acuto, di che natura lo chiarirà l'autopsia, ed è andato in arresto cardiaco. Purtroppo, nonostante gli interventi immediati e tempestivi per rianimarlo, non c'è stato nulla da fare". A questo punto, il chirurgo e l'anestesista hanno lasciato la sala operatoria per dare ai familiari del ragazzo la drammatica notizia. Ma il dolore ha fatto scattare la rabbia. "Sono stati aggrediti con violenza - spiega il direttore sanitario - e con loro è finito in Pronto soccorso, per le percosse subite, anche un ausiliario accorso in loro aiuto. Due hanno avuto una prognosi inferiore a dieci giorni, l'altro la frattura del naso". Il tutto davanti alla sala operatoria, dove il ragazzo si era appena spento. Per placare gli animi "è intervenuta anche la polizia".
Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale ha annunciato di aver "chiesto un'istruttoria ai carabinieri appartenenti al nucleo Nas della Commissione per far luce su quanto avvenuto all'ospedale San Filippo Neri di Roma. I carabinieri raccoglieranno tutta la documentazione che sarà presentata martedì durante la riunione dell'Ufficio di Presidenza della Commissione". "E' sconvolgente - continua Marino - non soltanto la morte di un paziente così giovane, ma anche l'aggressione che è seguita a danno dei medici. Dobbiamo fermarci e riflettere sul clima di caccia alle streghe che si è instaurato ormai da tempo. Come chirurgo ho purtroppo sperimentato il dolore e il senso di sconfitta di una morte in sala operatoria. E' necessario però non creare tensione e stress tra i tantissimi medici, infermieri e tecnici che ogni giorno si presentano in corsia con l'unico scopo di aiutare chi soffre", conclude.

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