
L'annunciata perturbazione di origine atlantica che ha raggiunto il bacino del Mediterraneo e sta determinando in queste ore le prime precipitazioni sui versanti tirrenici, favorirà dalla mattinata di domani un rinforzo della ventilazione, a prevalente composizione sud-occidentale, e mareggiate lungo le coste. Sulla base dei modelli disponibili, il Dipartimento della Protezione civile ha emesso un ulteriore avviso di avverse condizioni meteorologiche che integra ed estende quello diffuso ieri e che prevede venti forti e molto forti sulla Liguria, lungo tutto il versante tirrenico della Penisola, sulle regioni meridionali e sulle isole maggiori, determinando mareggiate lungo le coste esposte.
Una nuova ondata di maltempo che, con migliaia di ettari di terreno ancora sott'acqua e grandi difficoltà per garantire l'alimentazione degli animali sopravvissuti, ''che rischia di ritardare le operazioni di messa in sicurezza e di aggravare ulteriormente i danni nelle campagne'', afferma la Coldiretti nel sottolineare che sulla base delle rilevazioni effettuate nella mattina del 7 novembre il fiume Po è sceso di un metro in un giorno a Pontelagoscuro verso la foce, anche se si teme una nuova piena per effetto della nuova ondata di maltempo . Solo in Veneto, sottolinea Coldiretti, sono affogati circa 150mila animali e sono andati persi interi raccolti di tabacco, compromesse le coltivazioni di ortaggi e distrutte serre e fungaie, con perdite incalcolabili. Oltre centomila tacchini, ventimila polli, cinquemila conigli e centinaia di maiali e mucche per un totale di circa 150mila animali sono morti annegati a causa dell'alluvione e degli allagamenti che hanno colpito principalmente il triangolo di terra compreso nelle province di Padova, Vicenza e Verona dove forte è la concentrazione di allevamenti, che si trovano ora in ginocchio.
Gravi perdite, secondo l'associazione degli agricoltori, si registrano peraltro anche nelle altre regioni interessate dai nubrifragi, dalla Toscana nella zona di Massa Carrara alla Calabria dove è a rischio la stabilità di interi territori con frane e smottamenti.
I cittadini hanno costruito in zone a rischio ''perché i comuni hanno fatto costruire. Chi ha eletto sindaci e consiglieri comunali, che hanno detto che lì si poteva costruire?''. Lo domanda provocatoria arriva dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nel corso della trasmissione di Rtl 'Brunetta della domenica'. Il ministro precisa quindi che si tratta di un ''fenomeno che succede al nord, centro e sud e non in maniera irregolare. Accade in maniera regolare, i piani regolatori che hanno reso edificabili le aree 'sommergibili' è un fatto che riguarda tutta Italia''. ''Va bene l'indignazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano'' per quanto è accaduto a Pompei. ''Ma deve essere un mea culpa generalizzato, a partire dal governo'', sottolinea Brunetta. In Italia ''quello che è sempre mancato non è l'intervento emergenziale ma il dopo, gli investimenti e la prevenzione. Purtroppo la classe politica di governo, ma anche la società civile, si dimentica e passa ad altro salvo poi chiedere giustamente l'intervento emergenziale e si accontenta''. La colpa, spiega il ministro, ''è di chi governa e di chi ha governato ma anche della miopia e dell'egoismo di tutto il paese. C'è poca attenzione per i beni pubblici e moltissima attenzione per i beni privati''. Certamente i governi hanno la responsabilità, ribadisce Brunetta, ''ma un esame di coscienza del sistema paese andrebbe fatto a 360 gradi, anche da parte di sovrintendenti che alzano il ditino''.
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