
Tripudio di rosso per il funerale di Dino De Laurentiis, tenutosi ieri 15 novembre alle 13.30 nella Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli a Los Angeles. A richiedere agli ospiti di indossare abiti scarlatti è stata la stessa famiglia di De Laurentiis, la moglie Martha e i figli, per far sì che il produttore avesse il funerale che aveva sempre desiderato: "Il rosso è il colore dell'energia, dell'amore, dell'azione e della forza" ha dichiarato infatti Monsignor Kevin Kostelnik, "non è la vita di Dino?".
Presenti nella cattedrale tantissimi volti noti del mondo del cinema internazionale: David Lynch, Gabriele Muccino, Sam Raimi e Baz Luhrmann tra i tanti.
Alcuni di loro sono intervenuti per ricordare De Laurentiis, ma il discorso più sorprendente è stato sicuramente quello di Arnold Schwarzenegger, attuale Governatore della California, che - con un'immancabile cravatta rossa - ha voluto raccontare il suo primo incontro con il produttore, imitando anche la sua voce e il suo accento italiano. Schwarzenegger ha raccontato che, quando chiese a De Laurentiis quale fosse il segreto del suo successo, questi sintetizzò con due parole: "Cuore e coglioni". Schwarzy chiede immediatamente scusa ai religiosi presenti per il linguaggio poco consono e prosegue ricordando che fu Dino a lanciarlo nello star system con 'Conan il Barbaro': "Ho bellissimi ricordi, ricordo come mi ha ispirato, come mi ha insegnato ad essere coraggioso, intelligente e generoso".
Anche il regista David Lynch ha rispolverato la propria memoria e ha descritto in questo modo De Laurentiis: "C'è un detto, non fare domani quello che puoi fare oggi. Lui pensava invece: non fare fra un minuto quello che puoi fare in questo secondo". Monsignor Kostelnik ha invece citato lo stesso produttore, con una frase che esprimeva perfettamente lo spirito di Dino: "Se un film fallisce è mia responsabilità, se un film ha successo è per il lavoro congiunto di attori, del regista, dello sceneggiatore e dei costumisti. Tutti meno che del produttore. È così, lo accetto". La cerimonia si è poi chiusa sulle note di 'O'sole mio', un classico napoletano per ricordare la provenienza del produttore, che aveva ormai eletto gli Stati Uniti come la sua seconda patria, senza però mai dimenticare la propria terra d'origine.
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